domenica 23 marzo 2008

Viviane

IDENTITA’ CULTURALE : UNA SFIDA

Mi chiamo Viviane, sono una studentessa camerunese in Italia.
Mi propongo di presentarvi in qualche modo le incongruenze che abbiamo tra le civiltà.
Infatti, vi vorrei descrivere i ricordi dell’infanzia che ho trascorso in Africa insieme ad altri bambini ovvero il modo in cui si è caratterizzata la nostra infanzia. Nel frattempo non mancherei di sottolineare il problema della ricerca dell’identità.
Identità messa in rapporto con l’infanzia e l’ imigrazione. Si tratta di un’analisi basata essenzialmente sull’analogia dei comportamenti di due mondi diversi, ossia Africa e Europa Inoltre voglio fare una riflessione sulla contraddizione fra modernismo e tradizionalismo.

L’infanzia è il periodo che determina il futuro di ogni essere umano. Questa idea non è unanime, io però credo che sia il modo secondo il quale abbiamo trascorso l’infanzia che
Sia fondamentale nella costruzione del nostro carattere e in parte anche della nostra identità futura. L’infanzia è il momento in cui il bambino entra in contatto con l’ambiente esterno, la cultura del suo popolo , e acquisisce una moralità.
In Africa ci sono bambini che pagano dei prezzi troppo alti per la loro età. I genitori sono spesso assenti, irresponsabili, poveri, persi fra la tradizione e i suoi insegnamenti agli effetti del modernismo. Ci sono fanciulli che vengono maltrattati dai parenti da cui vanno a vivere. A volte, alcuni non vanno a scuola e si siedono per le strade ad ammirare i coetanei che vedono come fortunati. Personalmente sono stata molto fortunata perché mia madre voleva a casa sua dei figli istruiti e così abbiamo potuto studiare tutti
. I genitori in Africa sono disturbati dalle nuove tecnologie e il modernismo rispetto alla realtà socio-culturale e tradizionale dei diversi paesini di provenienza.
Da questo salta fuori un senso di perdita dell’identità. I genitori si barcameno fra le acque dell, insegnamento tradizionale (molto vecchio malgrado alcuni suoi vantaggi)e il modernismo che vuole per esempio che i genitori facciano un numero di figli adeguato ai loro mezzi economici.
Oggi io mi sento al posto di quei genitori insieme ai bambini che diventando adulti fanno di tutto per risvegliare il loro passato cioè usufruire delle conseguenze positive e negative prodotti dal modo in cui hanno trascorso l’infanzia.
Se sono stati maltrattati, coccolati, orfani,affamati; si lanciano alla ricerca di una pace interiore per alleggerire le sofferenze.
Io da quando ho lasciato il mio paese vivo ormai perseguita dai ricordi, dalla nostalgia e ormai la mia vita è fatta di domande, di paura come se fossi nata ieri. Sono scissa e la mia mente è in dicotomia. Mi ritrovo persa fra le acque delle mie vecchie abitudini africane e quelle nuove da imparare e da adottare per forza. Sono sempre nei dubbi e nella ricerca di una pace interiore e di fronte a scelte molteplici.
Non potrei negare il fatto che forse sono negli stessi panni con i genitori africani sbilanciati tra costumi tradizioni e cultura occidentale.
Ia mia vita è ormai fatta di analogia. Insieme ci dobbiamo rapportare ai problemi che derivano dall’ acculturazione, dalla perdita di abitudini, dalla gestione dei ricordi e dalla ricerca di un senso.
Il nuovo senso della vita che dobbiamo scegliere.

Bologna,lì 1 Marzo 2006

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