venerdì 26 giugno 2009

MADRI IMMIGRATE E FIGLIE FEMMINE

La specificità di Annassim è stata da sempre sviluppare azioni positive con le donne migranti legate prima di tutto alla relazione fra donne : lavoro difficile, complesso non privo di difficoltà – date le empatie che spesso si creano- ma che ha dato i suoi frutti
Le donne immigrate , imparando a conoscere le native si sono fidate e facilmente hanno con-fidato i loro problemi e le loro difficoltà . Ne abbiamo parlato con affetto stima ma anche competenza professionale , senza improvvisarci assistenti sociali- psicologhe o tanto meno sostituirci ai servizi di assistenza.

Le donne sono mezzo indispensabile per arrivare a comunicare con i-le figli , e noi siamo convinte che lavorare sulle cosiddette “ seconde generazioni” significhi anzi tutto lavorare con le donne e fare sostegno alla funzione genitoriale .

Abbiamo trascritto, parti delle discussioni realizzate in incontri e in seminari di scrittura, e raccolte in dispense che sono disponibili per chi fosse interessato
la nostra analisi su quanto abbiamo sentito e conosciuto delle donne migranti –madri è questa
Le donne avvicinate al 90% sono arabe provenienti da Egitto, Tunisia, Marocco, Iraq
da alcuni anni in Italia per ricongiungimento familiare
Come ha affermato una di loro “ sono emigrati i loro corpi ma non i loro pensieri e i loro sentimenti “ – per loro è difficile pensare ad una “integrazione “nell’accezione semantica di tale termine. Sarebbero pronte a ri-tornare al paese di provenienza se ci fossero le condizioni di sicurezza e sopravvivenza …
Portano addosso però una doppia contraddizione – le difficoltà a vivere bene nel nostro paese , la speranza di costruire un futuro migliore per i propri figli, di riuscire a cogliere le opportunità che nonostante tutto l’Italia offre loro, il volere una emancipazione per i figli soprattutto attraverso lo studio, e il desiderio perenne di ri-tornare al paese di provenienza.
Per loro affermazione –in questa terra si sentono sempre- “ straniere” e spesso sentono un senso di estraneamento anche da parte dei figli-e . Sono queste le situazioni in cui maggiore è il conflitto con i figli: alcuni arrivati in Italia piccolissimi e ormai maggiorenni , altri nati in Italia.

Costanti positive presenti in tutte :
1-il riconoscimento del valore dell’istruzione, della cultura , del senso dei diritti, della democrazia che vorrebbero che i loro figli – sia maschi che femmine-assorbissero in pieno
2 il voler trasmettere il senso di appartenenza e le radici della cultura dei genitori , compresa la conoscenza della lingua madre
E’ come se tali donne, alcune delle quali con scarsa scolarizzazione , vedessero ,proiettandosi soprattutto nelle figlie femmine , un loro processo di emancipazione attraverso lo studio, e l’acquisizione di titoli accademici . In tutte abbiamo riscontrato la consapevolezza e il bisogno che la donna venga riconosciuta e rispettata oltre che come persona , anche per il suo valore culturale e per l’acquisizione di competenze professionali moderne.

Per noi tali consapevolezza e aspirazioni sono di per sé un grande successo, nel processo migratorio e nell’acquisizione di una maggiore autostima – COME DONNA , più attrezzata nel ruolo genitoriale


MADRI IMMIGRATE E FIGLIE FEMMINE

Da libere conversazioni con donne provenienti da altri paesi e con donne italiane che hanno sposato un uomo “ extra comunitaro” sulle strategie messe in atto, nei processi educativi delle figlie femmine


HEND .AMED
28 anni -nata al Cairo – sposata con un italiano musulmano –
Madre di Mariem 11 anni e Omar 10 nati in Italia. In attesa di un terzo figlio

…Non temo particolarmente per il futuro dei miei figli . Sono convinta che il fondamento di una crescita solida sia la famiglia. Ritengo fondamentale il ruolo della madre. E’ quella che sta più a lungo con i figli , ma è fondamentale che i genitori siano in armonia, che non ci siano litigi e conflitti fra i due perché i figli vivano sereni e apprendano il modo di stare al mondo .
Io mi posso considerare fortunata in questo ruolo di madre , me la sono cavata sempre bene , e dire che mi sono sposata che avevo 16 anni . A quell’età sono arrivata in Italia dall’Egitto. Ho sposato un italiano – il mio attuale marito- per amore e avere vicino quest’uomo biondo con gli occhi azzurri che si occupava di me – mi ha dato subito un senso di sicurezza.
Non sapevo nulla della vita, anche la gravidanza mi rendeva felice ma mi sembrava un gioco. Ho appreso subito, una volta diventata madre , dalle amiche, dai parenti di mio marito. le regole del mio nuovo ruolo .
Si può dire che sono cresciuta con i miei figli- ho giocato e gioco molto con loro e questo credo li abbia aiutato molto a vedermi come un riferimento sicuro, anche se loro sono molto legati anche al padre. I miei figli non hanno avuto mai problemi di inserimento a scuola, parlano e scrivono italiano come parlano arabo
Ci tengo che in loro sia presente il filone di cultura da cui provengo , anche se io mi sento italiana e so che non ritornerò più in Egitto, se non per vacanza . adesso ho anche la cittadinanza italiana .

Io non uso metodi diversi nella educazione del maschio e della femmina . Non credo che si debba avere particolare attenzione per alla differenza . Devono essere ben educati entrambi nel comportamento, nel rispetto degli altri e nelle regole del vivere civile. La bambina è più studiosa , più ordinata , più diligente e questo le procura molto rispetto da parte dei compagni e molta considerazione da parte degli insegnati. Ma ci tengo che anche il maschio sappia fare le faccende domestiche. Ne guadagna lui in senso di libertà e autonomia .Non può dipendere da una donna per vivere , per fare da mangiare , per mettere in ordine la sua stanza etc , come ci tengo che Mariem studi , si prepari per una professione di una certa considerazione sociale. Per lei prima che il matrimonio voglio una autonomia intellettuale culturale ed economica. Sul suo eventuale marito non ho pregiudiziali. Non penso debba essere per forza italiano o egiziano, spero solo possa essere una persona seria , corretta, che la rispetti. Mia figli deve contare anzi tutto su se stessa e mettere a fuoco tutte le sue qualità positive che sono anche molte. Un uomo puoi anche perderlo ma te stessa con il valore della intelligenza della cultura e del saper affrontare la vita NO : è un bene che ti rimane per sempre

Sia io che mio marito educhiamo i figli nei sani principi religiosi, dentro le regole dettate dal Corano loro possono trovare la giusta strada e un equilibrio di vita . Sono i principi che mi hanno
dato e mi danno la forza di andare avanti anche nei momenti difficili. Assieme a questi VALORI, loro devono avere uno spessore culturale frequentando tutte le scuole che questo paese offre.
Ecco vorrei proprio che riuscissero a prendere la laurea e a fare quel percorso di studi che per me è stato impossibile .
Per la mia maturazione hanno contato l’esempio e gli insegnamenti di mia madre , ispirati al Corano e ai suoi sacrifici, in una realtà di grande povertà, a lavorare duro per consentire a noi 5 figli di vivere, il resto è stato la vita stessa ad insegnarmelo e il contatto con questo paese che è l’Italia
La miseria e la vita difficile in Egitto sono stati la mia Università: la palestra di vita , che mi fanno desiderare che anche i miei figli vivano ispirandosi ai principi religiosi dell’Islam , anche se penso che non mi opporrei mai alle loro scelte di vita , per il grande rispetto che ho della libertà che ogni essere umano dovrebbe avere



SONGUL ABDULLHA

39 anni -nata in Iraq da padre iracheno e madre turca, ha sposato un curdo
Madre di due maschi ( 18- 12 anni) e di una femmina ( 6 anni )

….Io sono molto felice di vivere in Italia, questo pese ha molte cose belle , offre molte opportunità e poi mi ha salvato la vita. Non mi stancherò mai di ripetere questo ai miei figli. Loro , soprattutto i maschi hanno una gran capacità di sdoppiarsi , è come se avessero due personalità senza essere schizofrenici . Se sono a scuola , in mezzo agli altri a giocare sono italiani , parlano italiano seguono le regole civili di questo paese, appena entrano in casa “ salam alicum” parlano in arabo e sono tutt’uno con me e il padre .
Io li vedo sereni , a scuola sono bravi, parlano bene l’italiano, hanno buoni rapporti con i compagni , rispettano e sono rispettati , ma quando capita - anche nelle discussioni che fanno a scuola durante le lezioni, se non sono convint del contrario di quello che gli insegnanti spiegano, i esprimono il loro punto di vista con forza .. Per esempio l’insegnante parlava della teoria evoluzionista di Darwn e mio figli A. ha contestato dicendo che non poteva accettare che l’essere umano discendesse dalle scimmie , convinto come è che l’uomo è stato creato da Dio.
Lui crede fermamente nei principi del Corano e non può scegliere , in questa fase della sua vita, fra due principi autorevoli. Io non mi pongo molto il problema , credo che la cosa importante per loro sia avere delle certezze e dei punti di riferimento non discutibili . Da adulti avranno maggiori strumenti per conciliare i principi scientifici con i principi religiosi e faranno le loro scelte . Adesso a loro servono certezze serenità affetto e soprattutto il sostegno della famiglia . Sono convintissima che la famiglia sia fondamentale nell’acquisizione della loro sicurezza , nel loro equilibrio, nella formazione della loro identità.
Io ogni sera leggo ai miei figli una favola, una storia, un qualche scritto che esprima un messaggio morale, che illustri un qualche elemento ideale pregno di valore etico , che li aiuti a riflettere e a crescere .
Mio marito gioca molto con loro anche a pallone, e questo piace anche agli altri bambini del quartiere. Fanno squadra con un adulto che si diverte come loro ma nello stesso tempo è una persona su cui possono contare e sulla quale ripongono fiducia e stima .Quando i nostri figli non sono al campetto sono gli altri compagni che lo vengono a chiamare . E questo mi sembra molto bello. Io noto, con rammarico che molti bambini, soprattutto figli di immigrati, non sono mai con i genitori , soprattutto che questi non giocano mai con loro, anzi spesso i ragazzini sono soli tutto il giorno.

Anche i principi religiosi espressi nel Corano sono fondamentali per una sana crescita . A cominciare dalla preghiera . Le varie fasi della preghiera, per esempio, servono ad organizzare il tempo che è prezioso e non va sprecato.
E’ come dare un senso alla giornata assieme allo studio, specialmente quando si è molto giovani è importante avere una organizzazione di questo tipo
I miei figli studiano molto , se hanno un libro nuovo in mano non lo lasciano se non l’hanno finito di leggere
E’ importante che conoscano bene questo paese perché si sentano parte di esso . Se lo sentono come il loro paese non potranno mai parlarne male o comportarsi male contro i suoi abitanti .
Un giorno mio figlio di 12 anni , forse in seguito a discorsi sentiti fra i suoi amici torna a casa e dice”…però questi italiani…”
Lo riprendo subito e gli dico “ non parlare mai più così – ma lo sai che questo paese ci ha salvati ? ci ha dato tante opportunità, nessun paese arabo è stato in grado di accoglierci e permetterci di sfuggire alla guerra e continuare a vivere sani e salvi . .. “ Si- in Italia ci sono tante opportunità soprattutto per gli studi, anche se temo che negli anni futuri con la riforma Gelmini la qualità della scuola possa peggiorare e ridursi al livello della scuola in Iraq.

Sono sicura che in Italia, i miei figli potranno conseguire delle lauree forti ed essere qualificati sul piano professionale . Loro parlano correttamente l’italiano, l’arabo, il turco e l’inglese , ma il nucleo fondamentale della loro formazione è la famiglia .Se sono forti per gli insegnamenti e i valori che trasmettiamo loro , trovano in se stessi gli strumenti per riconoscere e contrastare i pericoli che la società offre loro

Nonostante la sua giovane età , ho delle avvisaglia che mi verrà più difficile educare la femmina. Lei è nata in Italia e nonostante la famiglia e i frequenti viaggi in Iraq e Turchia dove vivono molti nostri parenti , risente molto delle sollecitazione delle sue compagne. Figurati che ha solo sei anni e chiede sempre vestiti nuovi , scarpe firmate …E’ un modo per essere “ pari” forse …. Naturalmente non posso accontentarla, le devo spiegare con calma, ogni volta che fa una richiesta di questo genere, cosa questi suoi desideri omologati e consumistici significano .

Con i maschi ho meno problemi sono già critici nei confronti di certi comportamenti giovanili o su un certo modo di vestirsi. Istintivamente, non approvano, ad esempio, che le ragazze vadano in giro con l’ombelico scoperto o che dai pantaloni si intravedano le mutande, eppure sono molto rispettosi dell’altro sesso e non lo sovrasterebbero mai.

Io penso che nel mio ruolo di mamma un punto fondamentale sia , contribuire a far sentire sempre più italiani i miei figli, perché solo amando questo paese possono cogliere tutte le opportunità che offre loro e contribuire anche, al suo sviluppo democratico e sociale.
Per questo anche io amo l’Italia e mi sento italiana anche se non posso rinnegare la mia identità di donna irachena di cui sono molto orgogliosa


4 Febbraio 2009
SANDRINE KOUHON
31 anni, viene dalla Costa d'Avorio (dalla capitale, Yamoussoukro) , è in Italia da molti anni.
In Costa d'Avorio ha conseguito la maturità
In Italia, ha lavorato come operaia in fabbrica fino a quando è rimasta incinta di suo figlio ed ha dovuto lasciare il lavoro. Ora è alla ricerca di un lavoro.
E' sposata con un uomo proveniente come lei dalla Costa D'Avorio, operaio a Bargellino. Il marito non la aiuta per niente a casa, “ è uno di quegli uomini che pensano che il posto dell'uomo sia sul divano” e che sia la donna a doversi occupare della casa e dei figli. Specialmente da quando Sandrine ha lasciato il lavoro, non fa più niente, “è proprio pigro” e se fa qualcosa “lo rinfaccia per anni”.

Sandrine ha un figlio maschio, di 15 mesi, nato in Italia. Va al nido, dove Sandrine si è accordata perché possa stare fino alle sei, ma per ora, finché non trova un lavoro, lo va a prendere verso le quattro. Il nido è fondamentale per lei, perché non ha altri aiuti: ha dei famigliari qui, ma ognuno ha i propri figli di cui occuparsi. Il personale del nido è molto gentile e disponibile, e lei “ha contrattato” con loro molti aspetti del trattamento del figlio, perché ha le idee chiare su come vuole che sia educato. Inoltre, dato che è al primo figlio, quando ha dubbi o ha bisogno di consigli dovuti all'inesperienza si rivolge a loro. Altre volte sono le educatrici che la chiamano per consigliarle qualcosa (ad esempio, è stato così per il biberon, perché era ora che smettesse). In questo, quindi, il nido è un riferimento, che sostituisce un po' il sostegno della famiglia, ora lontana.
Sandrine è molto pessimista per il futuro di suo figlio in Italia, ed anche per il proprio. Per questo il suo progetto è quello di portare il figlio da sua madre in Costa d'Avorio, perché cresca lì. Con quello che Sandrine e suo marito guadagnano, qui farebbero fatica, mentre in Costa d'Avorio potrebbero permettersi di farlo studiare (un aspetto molto importante per lei) nelle migliori scuole, anche in quelle francesi. E poi qui è molto più difficile crescere i bambini, i genitori sono troppo poco autoritari, e i figli crescono maleducati, dicono tantissime parolacce e sono capricciosi. In Costa d'Avorio si educa con molta più autorità, quando c'è bisogno si usano anche i “metodi forti”, quando ci vuole la sberla la si dà. E poi non appena i bambini non sono sotto controllo, vengono a contatto con modelli negativi: ci vuole moltissima attenzione per evitare che li seguano, bisognerebbe star sempre loro dietro e spesso neanche questo basta. Sandrine vede tutta la fatica che fa sua cognata. Inoltre, è sicura che suo figlio avrà molte meno difficoltà a crescere lì “con quelli della sua razza”, mentre qui è così difficile integrarsi e farsi rispettare. Un altro motivo di grande pessimismo è la crisi economica. Quindi sta solo aspettando il permesso di soggiorno (che è trattenuto in questura) per poter andare a portare il figlio in Costa d'Avorio.
Sandrine ha un progetto ben preciso: si sta costruendo una casa in Costa d'Avorio, e non appena l'avrà finita ed avrà messo da parte abbastanza soldi per poter aprire un'attività in proprio, tornerà là.
Sandrine è protestante, è per lei la fede è molto importante anche nell'educazione di suo figlio. Si impegna molto nell'educazione del figlio, per far sì che lui cresca con dei forti valori, tra cui quello della fede. Ma, se lui sposasse una ragazza di un'altra religione, non sarebbe un problema, l'importante sono l'affetto e il rispetto.
Riguardo le differenza di educazione maschile e femminile, per Sandrine ci sono notevoli differenze. Soprattutto, il maschio è quello che se ne andrà, una volta adulto e sposato, perché si dice che la moglie attrae verso di sé tutte le attenzioni del marito, è quella che comanda. La femmina, invece, sarà quella che in futuro continuerà a prendersi cura dei genitori.

giovedì 27 marzo 2008

donne che danno inizio ad un nuovo giorno

Donne che danno inizio ad un nuovo giorno

Donne velate e s-velate. Siamo donne native e immigrate dell’associazione Annassim , nome che in arabo significa brezza del mattino, e come tale ci poniamo – nel senso che – quando abbiamo costituito l’associazione e abbiamo pensato la nostra collocazione culturale e politica all’interno della società, ci siamo pensate, in senso pratico e simbolico come “ donne che danno inizio ad un nuovo giorno".
-La fresca brezza del mattino- lascia sperare una giornata e un futuro radiosi . Alcune di noi sono musulmane, altre proprio laiche – ma noi siamo identificate soltanto “ come le donne velate”. Fra di noi il velo non ha costituito mai un problema né ha posto divisioni. Lavoriamo nel rispetto reciproco e molti sono gli elementi che ci uniscono: come donne- come madri- come esseri umani che “pensano” e che vogliono migliorare la condizione di vita propria e altrui . Con tutte la altre donne del mondo abbiamo in comune l’essere oppresse , spesso non riconosciute, e stimate … e purtroppo a volte anche ferite nel corpo o uccise IN FORME DIVERSE E AGGHIACCIANTI. Il velo- e il corpo femminile - sembrano essere la principale ossessione del dibattito intellettuale- e di quello che chiamano erroneamente “ scontro di civiltà". Sul corpo femminile anche quello non coperto dal velo – si impongono leggi- posizioni politiche , risoluzioni internazionali …Poca attenzione invece al pensiero delle donne , ai saperi di cui sono portatrici e custodi , al loro contributo per lo sviluppo dell’umanità . Le donne di Annassim sono come tutte le altre donne – hanno sentimenti- pensano agiscono…alcune elaborano pensiero e scrivono pensieri poetici. Proponiamo frammenti di tale pensiero , che esprime sentimenti d’amore e desiderio di libertà per se stesse e per le terre e i popoli oppressi.

Fathia e Lella

Mariarosa

Mariarosa

(nasce e vive a Bologna. Lavora come Educatrice prof.le e pedagogista nel settore del disagio sociale minori e adulti, settore handicap ed immigrazione da 20 anni. Ha lavorato nella redazione giornalistica di "radio città 103" prima e fra le fondatrici di "Radio città del Capo" poi dal 1985 al 1989. Ha pubblicato diversi racconti per la rivista " Perap" edizioni "Flaccovio" di Palermo, per la rivista " Temporali"edizioni "Sinergon" di Bologna, per la rivista "Bollettario" - Modena - di Nadia Cavalera ed Edoardo Sanguineti, su "Terra del fuoco" di Carmine Lubrano - Napoli. Ha partecipato come una fra gli autori/narratori della neoavanguardia, al convegno "63-93, trent'anni di storia letteraria in Italia" promosso dal prof. Renato Barilli . E' annoverata fra i giovani autori della neoavanguardia nel testo "terza ondata, il nuovo movimento di scrittura in Italia" della Sinergon, di Bettini - Di Marco. Si occupa dei testi e delle sceneggiature degli spettacoli degli "allegri calzini bucati" - compagnia di burattini di Annassim)


Copio il tempo

Un amore per nulla amaro amato è
Sempre rinforza con stupore
Inebriante mente leggera e carezza
La scia di lacrime incolte che lascia
Cadendo ogni goccia
Essenza di passione consapevole
Di amore amorevole per la prova perdonata
Mi doni e ridoni agli occhi il piacere
Come alla carne
Ascoltami che anche io ti canto
Le innumerevoli volte
Che ti ho voluto
Per sempre
Guarda con me l’altrove
Nell’altro canto
In un altro luogo dove riporsi
Io e te e la terra
Io e te e l’acqua incolta
Io e te e l’aria leggera
Io e te sull’onda delle nuvole corte
Io e te sulle montagne perse
Io e te su cumuli di parole selvagge
Io e te sopra tutto
Io e te sopra tutti
Io e te da nessuna parte
Io e te ovunque, in ogni luogo
Io e te per nessun luogo
Ma nel nostro tempo
In un nostro unico corpo
Selvaggio e accorto
Io te in un bacio soleggiato
Confronto di menti
Sementi di se stesse germogliate
In un intreccio sorprendente
Se sempre amaro
Ma ancora dolce
Senza fine

domenica 23 marzo 2008

violenza domestica alle donne immigrate

Riflessione collettiva delle donne di Annassim sulla violenza domestica alle donne immigrate

Premesso che

la violenza prolifera a livello planetario assumendo infinite forme,con caratteristiche dell'evento piu' sconcertante del nostro tempo, dai conflitti identitari e guerre senza fine, agli scontri etnico-religiosi e atrocita' di ogni genere, e che è sempre maggiore, inoltre, il diffondersi e l'amplificarsi della micro-violenza quotidiana: aggressioni e stupri, molestie sessuali su donne e bambini, mobbing e ricatti in ambito lavorativo, bullismo adolescenziale e delitti perpetrati "per futili motivi"...

Le nostre riflessioni sono legate all’esperienza accumulata in alcuni anni di relazioni e lavoro culturale e politico con donne migranti, in special modo donne provenienti da Tunisia, Marocco, Egitto, Palestina .
Più conosciamo tali donne e più acquistiamo la consapevolezza che, a parte le cosiddette forme di emancipazione che ci appartengono come abitanti del Nord del Mondo ,
relativamente all’essere oggetto di violenza , tra noi e loro le differenze sono inconsistenti.
La violenza sulle donne- come da più parti è stato analizzato, è trasversale allo spazio, al tempo e alle condizioni sociali – per le immigrate è da considerare che, ogni qualvolta aumentano le difficoltà per il maschio-marito , aumenta la violenza nei loro confronti sia all’interno della famiglia che nei paesi a maggiori difficoltà ( vedi Palestina con il deterioramento della vita con l’occupazione israeliana)

I racconti delle donne migranti sono gli stessi di sempre di tutte le donne , con l’aggravante che in una situazione quotidiana di maggiori difficoltà , maggiore è l’aggressione e l’esercizio del potere dell’uomo sulla donna e sui bambini.
Se lo stupro e l’aggressione per strada sono facilmente “visibili” e “ prelibatezze” per operazioni mediatiche , la violenza consumata dentro le pareti domestiche , non solo rimane nascosta ma non è neppure oggetto di curiosità di qualunque speculazione intellettuale , in quanto
- non crea problemi a livello di ordine pubblico
- non incide sulla percezione di sicurezza (sociale)
- va a toccare il senso comune che “ i panni sporchi si lavano in famiglia” o il “ tra moglie e marito non mettere il dito”
- Rafforza il senso comune che considera tutti gli immigrati portatori di violenza e disordine etc etc

Quali donne abbiamo avvicinato

L’immigrazione cui facciamo riferimento è quella del Nord Africa e la situazione di tali paesi ci appare a macchia di leopardo. Le immigrate a Bologna provengono in genere da zone agricole, poche da grandi città come Casablanca. Diverso è, quindi, il loro livello di scolarità, molte sono analfabete, come diverso è , in loro, l’attacccamento alla tradizione .
Questo conta molto anche nel processo migratorio, nella relazione con l’altro sesso , nell’avere strumenti sufficienti per affrontare le difficoltà.

Cosa ci raccontano?

…scene di botte- mariti che picchiano- mariti che arrivano a casa scontenti e se la prendono con le mogli- mariti che non rispettano , che pretendono … che bevono, che si ubriacano sistematicamente e arrivano a casa in uno stato di alterazione mentale – che cercano fuori casa altre donne con cui fare sesso - che negano i soldi – che non si occupano dei figli- che di fronte alle difficoltà economiche – nonostante la gelosia spingono la moglie ad andare in giro a cercare lavoro-soldi , che quando la situazione familiare è difficile da gestire , alcuni mariti scappano senza lasciare tracce . In certi casi molto forte e violento diventa il conflitto fra marito e moglie, e nonostante le assodate difficoltà a mantenere una famiglia , alcuni uomini non rifiutano di pensare ad un’altra moglie , facendo riferimento ideale alla poligamia, per quanto in alcuni paesi come il Marocco sia proibita per legge.
Qualche donna ha scoperto che mentre lei era in Italia durante le vacanze estive, il marito al proprio paese sposava un’altra donna
- Non è vero assolutamente che le donne arabe, anche provenienti da una tradizione di poligamia, accettano tranquillamente tale condizione-
- Soffrono per essere mischiate, trascurate, de-private , confuse. Soffrono per le aumentate difficoltà economiche, per essere…seconde nella sfera degli affetti e delle attenzioni
- Se riescono a superare le inibizioni, i dettami religiosi, i pregiudizi, non sempre possono-riescono a vivere liberamente .Sono schiacciate dai pregiudizi degli altri e dall’atteggiamento di disprezzo dei loro uomini .
- Se il loro uomo è un italiano , costui rimane destabilizzato dal comportamento “libero” della donna - musulmana , se è un musulmano, costui è pronto a deprecare e a disprezzare la donna che ha davanti e che non riconosce nel comportamento come simile alla propria madre, sorella, etc
- Alcune donne arabe divorziate riescono ad avere un altro uomo , con le difficoltà sopra indicate che si ripercuotono anche sui figli se lei è comunque madre .
- Se rimangono in cinte , vivono da sole il dramma di una gravidanza non desiderata e spesso sono costrette a ricorrere ad aborti clandestini praticate dalle loro connazionali. Si vergognano, hanno paura di essere smascherate a ricorrere ai servizi.

Quando il pregiudizio condiziona i comportamenti..

I racconti delle donne immigrate , riguardano anche la realtà esistenziale nei paesi di provenienza : i pregiudizi, i sospetti su probabili relazioni o amori clandestini …insomma la loro relazione con il maschio.
F. 40 anni - proveniente da Casablanca ci ha raccontato gli atroci sospetti su di lei e le “ voci” messe in giro da una sua cugina su una sua presunta relazione clandestina con un vicino di casa che era stato visto scambiare due parole di cortesia con lei .
La sua depressione con senso di nausea e vomito, erano state scambiate per sintomi di gravidanza…il padre l’aveva cacciata via da casa , mentre la prima moglie di costui aveva suggerito una visita ginecologica per fugare ogni sospetto.
Accertata la incontaminata verginità e diagnosticata la depressione con conclamata anoressia e senso di vertigine …le acque si sono sedate .Alla nostra amica marocchina è rimasta la paura , l’umiliazione, il ricordo della sofferenza, il riflesso condizionato per cui ad ogni difficoltà da affrontare le ri-compaiono i sintomi somatizzati : nausea vomito vertigini.

L’ autonomia- la libertà di movimento ?— Sono bisogni ma non prorompenti
E’ sempre molto faticoso gestire l’indipendenza . Prevale l’opinione che il marito deve garantire la sussistenza , una bella casa , ogni confort materiale . La ricerca di un lavoro spesso è una necessità , una costrizione dall’eccessivo costo della vita , in Italia. Non appare una scelta di indipendenza economica.
Il bisogno di autonomia di azione e di pensiero è presente nelle donne scolarizzate, con un alto livello di cultura e consapevolezza. Qualcuna comincia ad essere critica nei confronti del matrimonio, e a ribellarsi ai matrimoni imposti anche se in genere prevale il peso della tradizione e il bisogno –ricerca “ del marito e del matrimonio” come realizzazione sociale e tendenza ad affermare la propria identità nel ruolo di madre
Quali risposte in termini politici
La violenza ed il malessere delle donne non sono mali ineluttabili-
Non sono voluti da Dio – possiamo dire che sono storicamente determinati
Che fare allora, in termini operativi ?
Operare per la riduzione del danno e per la sua eliminazione Che significa, in ultima analisi, cambiare le condizioni di vita e le relazioni per una trasformazione anche culturale

Abbiamo sempre sostenuto che le migliori alleate della violenza alle donne sono l’ isolamento , la paura la solitudine .
Anche le donne straniere hanno cominciato ad uscire dalle case- dal chiuso delle mura domestiche- hanno cominciato a parlare fra di loro e con altre donne- a scoprire il piacere e la libertà dello stare “ fra donne”in un ambiente riconosciuto come loro- segnato dalla loro appartenenza per
acquisire consapevolezza- forza morale- cultura- saperi- conoscenze-
arricchirsi con nuove relazioni e scoprire forme comuni di autodifesa – autostima-
uscire dalla solitudine anche senza il sostegno della rete dei parenti.

ALLE DONNE IMMIGRATE MANCANO I LUOGHI DOVE RITROVARSI E L’AIUTO DELLE NATIVE CHE METTANO A LORO DISPOSIZIONE CONOSCENZE E SICUREZZA PER AFFRONTARE LE DIFFICOLTA’ – CONOSCERE MEGLIO LUOGHI E SITUAZIONI- SOSTENERE IL RUOLO GENITORIALE ED IL RAPPORTO CON L’ALTRO SESSO IN UNA LUCE CHE NE SALVAGUARDI LA DIGNITA’ IL RISPETTO RECIPROCI E L’AUTONOMIA

Le mistificazioni culturali e il VELO

Molti fatti di cronaca riguardanti la violenza sui corpi delle donne , sono stati letti come espressione di culture arretrate- scontro di civiltà- di fondamentalismi religiosi soprattutto quello islamico…
Noi pensiamo che la violenza sulla donna sia sempre frutto di un dominio- quello maschile che attraversa la storia senza variazioni significative di tempi e di luoghi
Siamo convinte che il controllo sulla sessualità e il corpo della donna , non siano rigurgiti patriarcali ma che nascosti nelle pieghe della modernità - appartengono ai fondamenti stessi della politica , dei poteri e dei saperi istituzionali –su cui si sono costruite le società umane sotto qualunque cielo.
Riteniamo che non sia un caso che a dispetto di cronache e numeri , rapporti ONU inchieste , denunce, sulle diverse e agghiaccianti forme di violenza alle donne –
si torni sempre a parlare in modo riduttivo e mistificato del VELO ISLAMICO
come simbolo più appropriato ad indicare il limite della separazione – della civiltà- dell’emancipazione- della libertà…
Continuando un discorso iniziato nell’epoca colonialista dell’800, che vedeva il VELO simbolo dell’oppressione femminile e quindi dell’arretratezza dell’Islam
In questo modo il colonialismo (a cui la civiltà islamica è riuscita a opporre una resistenza molto maggiore di ogni altra che sia stata direttamente investita dalla dominazione europea), scegliendo la condizione femminile come principale terreno di confronto (supportato dal femminismo emancipazionista), ha contribuito a rafforzare la prigione delle donne musulmane, facendola diventare la principale bandiera della “tradizione”, per la quale ogni cambiamento su questo terreno è un cedimento all’oppressore straniera

MariaLuigia

Marialuigia

( Nata in Abruzzo migrante in Italia e poi in Grecia dove è vissuta qualche decennio, dedicandosi al processo educativo dei due figli maschi Stavros e Konstantinos. Ri-tornata in Italia da qualche anno, si è fermata a Bologna . Di se stessa dice: “ sono figlia del mare, mi sento Cassandra, spesso piango come Ariadni abbandonata, ho tessuto la mia tela come Penelope, ho camminato sull’Olimpo come le Dee per poter capire, dall’alto, che l’avventura della vita va vissuta fino in fondo, col sorriso delle contraddizioni, con la tenerezza del sogno e la discrezione di chi si vela il capo perché l’anima non venga penetrata da sguardi ")


DONNE DI GRECIA


Vi ho viste
arse
al sole
brucare
la vostra tela
come capre.
Pelle color d’oliva
curve
a chieder perdono
zolle da calpestare
occhi di terra
che sgretolano sguardi
gonfi di misteri,
donne di Grecia.
Nere come una preghiera
detta a dio con il cuore amaro
scolpite dalla lama di un coltello
affilato e sapiente
mute come le antiche statue
che ironizzano la vita
e ti chiudono in bocca ogni domanda.

ESULE


Solitario scherzi
con il pianto
della chitarra
occhi immensi
silenziosi
prati
nell’orizzonte della sera
lamento di marinaio.

Conosce l’inganno
la pena dell’esule
eternamente sconfitto.

Col naufragio di Itaca
il sogno si perdenel mare salato.

PENELOPE


Penelope,
ti hanno mai detto
l’inganno vissuto
le lacrime inutili
spese
tessendo una tela
per chi non voleva tornare.

Ti hanno parlato di Circe
delle mille sirene
immobili
bionde
su scogli spumosi
al sole
vergini nude
del mare salato.

Aspettare
era un sogno
quel tuo figlio
t’ha dato coraggio

Ma ancora aspetti vent’anni.

Viviane

IDENTITA’ CULTURALE : UNA SFIDA

Mi chiamo Viviane, sono una studentessa camerunese in Italia.
Mi propongo di presentarvi in qualche modo le incongruenze che abbiamo tra le civiltà.
Infatti, vi vorrei descrivere i ricordi dell’infanzia che ho trascorso in Africa insieme ad altri bambini ovvero il modo in cui si è caratterizzata la nostra infanzia. Nel frattempo non mancherei di sottolineare il problema della ricerca dell’identità.
Identità messa in rapporto con l’infanzia e l’ imigrazione. Si tratta di un’analisi basata essenzialmente sull’analogia dei comportamenti di due mondi diversi, ossia Africa e Europa Inoltre voglio fare una riflessione sulla contraddizione fra modernismo e tradizionalismo.

L’infanzia è il periodo che determina il futuro di ogni essere umano. Questa idea non è unanime, io però credo che sia il modo secondo il quale abbiamo trascorso l’infanzia che
Sia fondamentale nella costruzione del nostro carattere e in parte anche della nostra identità futura. L’infanzia è il momento in cui il bambino entra in contatto con l’ambiente esterno, la cultura del suo popolo , e acquisisce una moralità.
In Africa ci sono bambini che pagano dei prezzi troppo alti per la loro età. I genitori sono spesso assenti, irresponsabili, poveri, persi fra la tradizione e i suoi insegnamenti agli effetti del modernismo. Ci sono fanciulli che vengono maltrattati dai parenti da cui vanno a vivere. A volte, alcuni non vanno a scuola e si siedono per le strade ad ammirare i coetanei che vedono come fortunati. Personalmente sono stata molto fortunata perché mia madre voleva a casa sua dei figli istruiti e così abbiamo potuto studiare tutti
. I genitori in Africa sono disturbati dalle nuove tecnologie e il modernismo rispetto alla realtà socio-culturale e tradizionale dei diversi paesini di provenienza.
Da questo salta fuori un senso di perdita dell’identità. I genitori si barcameno fra le acque dell, insegnamento tradizionale (molto vecchio malgrado alcuni suoi vantaggi)e il modernismo che vuole per esempio che i genitori facciano un numero di figli adeguato ai loro mezzi economici.
Oggi io mi sento al posto di quei genitori insieme ai bambini che diventando adulti fanno di tutto per risvegliare il loro passato cioè usufruire delle conseguenze positive e negative prodotti dal modo in cui hanno trascorso l’infanzia.
Se sono stati maltrattati, coccolati, orfani,affamati; si lanciano alla ricerca di una pace interiore per alleggerire le sofferenze.
Io da quando ho lasciato il mio paese vivo ormai perseguita dai ricordi, dalla nostalgia e ormai la mia vita è fatta di domande, di paura come se fossi nata ieri. Sono scissa e la mia mente è in dicotomia. Mi ritrovo persa fra le acque delle mie vecchie abitudini africane e quelle nuove da imparare e da adottare per forza. Sono sempre nei dubbi e nella ricerca di una pace interiore e di fronte a scelte molteplici.
Non potrei negare il fatto che forse sono negli stessi panni con i genitori africani sbilanciati tra costumi tradizioni e cultura occidentale.
Ia mia vita è ormai fatta di analogia. Insieme ci dobbiamo rapportare ai problemi che derivano dall’ acculturazione, dalla perdita di abitudini, dalla gestione dei ricordi e dalla ricerca di un senso.
Il nuovo senso della vita che dobbiamo scegliere.

Bologna,lì 1 Marzo 2006