giovedì 27 marzo 2008

donne che danno inizio ad un nuovo giorno

Donne che danno inizio ad un nuovo giorno

Donne velate e s-velate. Siamo donne native e immigrate dell’associazione Annassim , nome che in arabo significa brezza del mattino, e come tale ci poniamo – nel senso che – quando abbiamo costituito l’associazione e abbiamo pensato la nostra collocazione culturale e politica all’interno della società, ci siamo pensate, in senso pratico e simbolico come “ donne che danno inizio ad un nuovo giorno".
-La fresca brezza del mattino- lascia sperare una giornata e un futuro radiosi . Alcune di noi sono musulmane, altre proprio laiche – ma noi siamo identificate soltanto “ come le donne velate”. Fra di noi il velo non ha costituito mai un problema né ha posto divisioni. Lavoriamo nel rispetto reciproco e molti sono gli elementi che ci uniscono: come donne- come madri- come esseri umani che “pensano” e che vogliono migliorare la condizione di vita propria e altrui . Con tutte la altre donne del mondo abbiamo in comune l’essere oppresse , spesso non riconosciute, e stimate … e purtroppo a volte anche ferite nel corpo o uccise IN FORME DIVERSE E AGGHIACCIANTI. Il velo- e il corpo femminile - sembrano essere la principale ossessione del dibattito intellettuale- e di quello che chiamano erroneamente “ scontro di civiltà". Sul corpo femminile anche quello non coperto dal velo – si impongono leggi- posizioni politiche , risoluzioni internazionali …Poca attenzione invece al pensiero delle donne , ai saperi di cui sono portatrici e custodi , al loro contributo per lo sviluppo dell’umanità . Le donne di Annassim sono come tutte le altre donne – hanno sentimenti- pensano agiscono…alcune elaborano pensiero e scrivono pensieri poetici. Proponiamo frammenti di tale pensiero , che esprime sentimenti d’amore e desiderio di libertà per se stesse e per le terre e i popoli oppressi.

Fathia e Lella

Mariarosa

Mariarosa

(nasce e vive a Bologna. Lavora come Educatrice prof.le e pedagogista nel settore del disagio sociale minori e adulti, settore handicap ed immigrazione da 20 anni. Ha lavorato nella redazione giornalistica di "radio città 103" prima e fra le fondatrici di "Radio città del Capo" poi dal 1985 al 1989. Ha pubblicato diversi racconti per la rivista " Perap" edizioni "Flaccovio" di Palermo, per la rivista " Temporali"edizioni "Sinergon" di Bologna, per la rivista "Bollettario" - Modena - di Nadia Cavalera ed Edoardo Sanguineti, su "Terra del fuoco" di Carmine Lubrano - Napoli. Ha partecipato come una fra gli autori/narratori della neoavanguardia, al convegno "63-93, trent'anni di storia letteraria in Italia" promosso dal prof. Renato Barilli . E' annoverata fra i giovani autori della neoavanguardia nel testo "terza ondata, il nuovo movimento di scrittura in Italia" della Sinergon, di Bettini - Di Marco. Si occupa dei testi e delle sceneggiature degli spettacoli degli "allegri calzini bucati" - compagnia di burattini di Annassim)


Copio il tempo

Un amore per nulla amaro amato è
Sempre rinforza con stupore
Inebriante mente leggera e carezza
La scia di lacrime incolte che lascia
Cadendo ogni goccia
Essenza di passione consapevole
Di amore amorevole per la prova perdonata
Mi doni e ridoni agli occhi il piacere
Come alla carne
Ascoltami che anche io ti canto
Le innumerevoli volte
Che ti ho voluto
Per sempre
Guarda con me l’altrove
Nell’altro canto
In un altro luogo dove riporsi
Io e te e la terra
Io e te e l’acqua incolta
Io e te e l’aria leggera
Io e te sull’onda delle nuvole corte
Io e te sulle montagne perse
Io e te su cumuli di parole selvagge
Io e te sopra tutto
Io e te sopra tutti
Io e te da nessuna parte
Io e te ovunque, in ogni luogo
Io e te per nessun luogo
Ma nel nostro tempo
In un nostro unico corpo
Selvaggio e accorto
Io te in un bacio soleggiato
Confronto di menti
Sementi di se stesse germogliate
In un intreccio sorprendente
Se sempre amaro
Ma ancora dolce
Senza fine

domenica 23 marzo 2008

violenza domestica alle donne immigrate

Riflessione collettiva delle donne di Annassim sulla violenza domestica alle donne immigrate

Premesso che

la violenza prolifera a livello planetario assumendo infinite forme,con caratteristiche dell'evento piu' sconcertante del nostro tempo, dai conflitti identitari e guerre senza fine, agli scontri etnico-religiosi e atrocita' di ogni genere, e che è sempre maggiore, inoltre, il diffondersi e l'amplificarsi della micro-violenza quotidiana: aggressioni e stupri, molestie sessuali su donne e bambini, mobbing e ricatti in ambito lavorativo, bullismo adolescenziale e delitti perpetrati "per futili motivi"...

Le nostre riflessioni sono legate all’esperienza accumulata in alcuni anni di relazioni e lavoro culturale e politico con donne migranti, in special modo donne provenienti da Tunisia, Marocco, Egitto, Palestina .
Più conosciamo tali donne e più acquistiamo la consapevolezza che, a parte le cosiddette forme di emancipazione che ci appartengono come abitanti del Nord del Mondo ,
relativamente all’essere oggetto di violenza , tra noi e loro le differenze sono inconsistenti.
La violenza sulle donne- come da più parti è stato analizzato, è trasversale allo spazio, al tempo e alle condizioni sociali – per le immigrate è da considerare che, ogni qualvolta aumentano le difficoltà per il maschio-marito , aumenta la violenza nei loro confronti sia all’interno della famiglia che nei paesi a maggiori difficoltà ( vedi Palestina con il deterioramento della vita con l’occupazione israeliana)

I racconti delle donne migranti sono gli stessi di sempre di tutte le donne , con l’aggravante che in una situazione quotidiana di maggiori difficoltà , maggiore è l’aggressione e l’esercizio del potere dell’uomo sulla donna e sui bambini.
Se lo stupro e l’aggressione per strada sono facilmente “visibili” e “ prelibatezze” per operazioni mediatiche , la violenza consumata dentro le pareti domestiche , non solo rimane nascosta ma non è neppure oggetto di curiosità di qualunque speculazione intellettuale , in quanto
- non crea problemi a livello di ordine pubblico
- non incide sulla percezione di sicurezza (sociale)
- va a toccare il senso comune che “ i panni sporchi si lavano in famiglia” o il “ tra moglie e marito non mettere il dito”
- Rafforza il senso comune che considera tutti gli immigrati portatori di violenza e disordine etc etc

Quali donne abbiamo avvicinato

L’immigrazione cui facciamo riferimento è quella del Nord Africa e la situazione di tali paesi ci appare a macchia di leopardo. Le immigrate a Bologna provengono in genere da zone agricole, poche da grandi città come Casablanca. Diverso è, quindi, il loro livello di scolarità, molte sono analfabete, come diverso è , in loro, l’attacccamento alla tradizione .
Questo conta molto anche nel processo migratorio, nella relazione con l’altro sesso , nell’avere strumenti sufficienti per affrontare le difficoltà.

Cosa ci raccontano?

…scene di botte- mariti che picchiano- mariti che arrivano a casa scontenti e se la prendono con le mogli- mariti che non rispettano , che pretendono … che bevono, che si ubriacano sistematicamente e arrivano a casa in uno stato di alterazione mentale – che cercano fuori casa altre donne con cui fare sesso - che negano i soldi – che non si occupano dei figli- che di fronte alle difficoltà economiche – nonostante la gelosia spingono la moglie ad andare in giro a cercare lavoro-soldi , che quando la situazione familiare è difficile da gestire , alcuni mariti scappano senza lasciare tracce . In certi casi molto forte e violento diventa il conflitto fra marito e moglie, e nonostante le assodate difficoltà a mantenere una famiglia , alcuni uomini non rifiutano di pensare ad un’altra moglie , facendo riferimento ideale alla poligamia, per quanto in alcuni paesi come il Marocco sia proibita per legge.
Qualche donna ha scoperto che mentre lei era in Italia durante le vacanze estive, il marito al proprio paese sposava un’altra donna
- Non è vero assolutamente che le donne arabe, anche provenienti da una tradizione di poligamia, accettano tranquillamente tale condizione-
- Soffrono per essere mischiate, trascurate, de-private , confuse. Soffrono per le aumentate difficoltà economiche, per essere…seconde nella sfera degli affetti e delle attenzioni
- Se riescono a superare le inibizioni, i dettami religiosi, i pregiudizi, non sempre possono-riescono a vivere liberamente .Sono schiacciate dai pregiudizi degli altri e dall’atteggiamento di disprezzo dei loro uomini .
- Se il loro uomo è un italiano , costui rimane destabilizzato dal comportamento “libero” della donna - musulmana , se è un musulmano, costui è pronto a deprecare e a disprezzare la donna che ha davanti e che non riconosce nel comportamento come simile alla propria madre, sorella, etc
- Alcune donne arabe divorziate riescono ad avere un altro uomo , con le difficoltà sopra indicate che si ripercuotono anche sui figli se lei è comunque madre .
- Se rimangono in cinte , vivono da sole il dramma di una gravidanza non desiderata e spesso sono costrette a ricorrere ad aborti clandestini praticate dalle loro connazionali. Si vergognano, hanno paura di essere smascherate a ricorrere ai servizi.

Quando il pregiudizio condiziona i comportamenti..

I racconti delle donne immigrate , riguardano anche la realtà esistenziale nei paesi di provenienza : i pregiudizi, i sospetti su probabili relazioni o amori clandestini …insomma la loro relazione con il maschio.
F. 40 anni - proveniente da Casablanca ci ha raccontato gli atroci sospetti su di lei e le “ voci” messe in giro da una sua cugina su una sua presunta relazione clandestina con un vicino di casa che era stato visto scambiare due parole di cortesia con lei .
La sua depressione con senso di nausea e vomito, erano state scambiate per sintomi di gravidanza…il padre l’aveva cacciata via da casa , mentre la prima moglie di costui aveva suggerito una visita ginecologica per fugare ogni sospetto.
Accertata la incontaminata verginità e diagnosticata la depressione con conclamata anoressia e senso di vertigine …le acque si sono sedate .Alla nostra amica marocchina è rimasta la paura , l’umiliazione, il ricordo della sofferenza, il riflesso condizionato per cui ad ogni difficoltà da affrontare le ri-compaiono i sintomi somatizzati : nausea vomito vertigini.

L’ autonomia- la libertà di movimento ?— Sono bisogni ma non prorompenti
E’ sempre molto faticoso gestire l’indipendenza . Prevale l’opinione che il marito deve garantire la sussistenza , una bella casa , ogni confort materiale . La ricerca di un lavoro spesso è una necessità , una costrizione dall’eccessivo costo della vita , in Italia. Non appare una scelta di indipendenza economica.
Il bisogno di autonomia di azione e di pensiero è presente nelle donne scolarizzate, con un alto livello di cultura e consapevolezza. Qualcuna comincia ad essere critica nei confronti del matrimonio, e a ribellarsi ai matrimoni imposti anche se in genere prevale il peso della tradizione e il bisogno –ricerca “ del marito e del matrimonio” come realizzazione sociale e tendenza ad affermare la propria identità nel ruolo di madre
Quali risposte in termini politici
La violenza ed il malessere delle donne non sono mali ineluttabili-
Non sono voluti da Dio – possiamo dire che sono storicamente determinati
Che fare allora, in termini operativi ?
Operare per la riduzione del danno e per la sua eliminazione Che significa, in ultima analisi, cambiare le condizioni di vita e le relazioni per una trasformazione anche culturale

Abbiamo sempre sostenuto che le migliori alleate della violenza alle donne sono l’ isolamento , la paura la solitudine .
Anche le donne straniere hanno cominciato ad uscire dalle case- dal chiuso delle mura domestiche- hanno cominciato a parlare fra di loro e con altre donne- a scoprire il piacere e la libertà dello stare “ fra donne”in un ambiente riconosciuto come loro- segnato dalla loro appartenenza per
acquisire consapevolezza- forza morale- cultura- saperi- conoscenze-
arricchirsi con nuove relazioni e scoprire forme comuni di autodifesa – autostima-
uscire dalla solitudine anche senza il sostegno della rete dei parenti.

ALLE DONNE IMMIGRATE MANCANO I LUOGHI DOVE RITROVARSI E L’AIUTO DELLE NATIVE CHE METTANO A LORO DISPOSIZIONE CONOSCENZE E SICUREZZA PER AFFRONTARE LE DIFFICOLTA’ – CONOSCERE MEGLIO LUOGHI E SITUAZIONI- SOSTENERE IL RUOLO GENITORIALE ED IL RAPPORTO CON L’ALTRO SESSO IN UNA LUCE CHE NE SALVAGUARDI LA DIGNITA’ IL RISPETTO RECIPROCI E L’AUTONOMIA

Le mistificazioni culturali e il VELO

Molti fatti di cronaca riguardanti la violenza sui corpi delle donne , sono stati letti come espressione di culture arretrate- scontro di civiltà- di fondamentalismi religiosi soprattutto quello islamico…
Noi pensiamo che la violenza sulla donna sia sempre frutto di un dominio- quello maschile che attraversa la storia senza variazioni significative di tempi e di luoghi
Siamo convinte che il controllo sulla sessualità e il corpo della donna , non siano rigurgiti patriarcali ma che nascosti nelle pieghe della modernità - appartengono ai fondamenti stessi della politica , dei poteri e dei saperi istituzionali –su cui si sono costruite le società umane sotto qualunque cielo.
Riteniamo che non sia un caso che a dispetto di cronache e numeri , rapporti ONU inchieste , denunce, sulle diverse e agghiaccianti forme di violenza alle donne –
si torni sempre a parlare in modo riduttivo e mistificato del VELO ISLAMICO
come simbolo più appropriato ad indicare il limite della separazione – della civiltà- dell’emancipazione- della libertà…
Continuando un discorso iniziato nell’epoca colonialista dell’800, che vedeva il VELO simbolo dell’oppressione femminile e quindi dell’arretratezza dell’Islam
In questo modo il colonialismo (a cui la civiltà islamica è riuscita a opporre una resistenza molto maggiore di ogni altra che sia stata direttamente investita dalla dominazione europea), scegliendo la condizione femminile come principale terreno di confronto (supportato dal femminismo emancipazionista), ha contribuito a rafforzare la prigione delle donne musulmane, facendola diventare la principale bandiera della “tradizione”, per la quale ogni cambiamento su questo terreno è un cedimento all’oppressore straniera

MariaLuigia

Marialuigia

( Nata in Abruzzo migrante in Italia e poi in Grecia dove è vissuta qualche decennio, dedicandosi al processo educativo dei due figli maschi Stavros e Konstantinos. Ri-tornata in Italia da qualche anno, si è fermata a Bologna . Di se stessa dice: “ sono figlia del mare, mi sento Cassandra, spesso piango come Ariadni abbandonata, ho tessuto la mia tela come Penelope, ho camminato sull’Olimpo come le Dee per poter capire, dall’alto, che l’avventura della vita va vissuta fino in fondo, col sorriso delle contraddizioni, con la tenerezza del sogno e la discrezione di chi si vela il capo perché l’anima non venga penetrata da sguardi ")


DONNE DI GRECIA


Vi ho viste
arse
al sole
brucare
la vostra tela
come capre.
Pelle color d’oliva
curve
a chieder perdono
zolle da calpestare
occhi di terra
che sgretolano sguardi
gonfi di misteri,
donne di Grecia.
Nere come una preghiera
detta a dio con il cuore amaro
scolpite dalla lama di un coltello
affilato e sapiente
mute come le antiche statue
che ironizzano la vita
e ti chiudono in bocca ogni domanda.

ESULE


Solitario scherzi
con il pianto
della chitarra
occhi immensi
silenziosi
prati
nell’orizzonte della sera
lamento di marinaio.

Conosce l’inganno
la pena dell’esule
eternamente sconfitto.

Col naufragio di Itaca
il sogno si perdenel mare salato.

PENELOPE


Penelope,
ti hanno mai detto
l’inganno vissuto
le lacrime inutili
spese
tessendo una tela
per chi non voleva tornare.

Ti hanno parlato di Circe
delle mille sirene
immobili
bionde
su scogli spumosi
al sole
vergini nude
del mare salato.

Aspettare
era un sogno
quel tuo figlio
t’ha dato coraggio

Ma ancora aspetti vent’anni.

Viviane

IDENTITA’ CULTURALE : UNA SFIDA

Mi chiamo Viviane, sono una studentessa camerunese in Italia.
Mi propongo di presentarvi in qualche modo le incongruenze che abbiamo tra le civiltà.
Infatti, vi vorrei descrivere i ricordi dell’infanzia che ho trascorso in Africa insieme ad altri bambini ovvero il modo in cui si è caratterizzata la nostra infanzia. Nel frattempo non mancherei di sottolineare il problema della ricerca dell’identità.
Identità messa in rapporto con l’infanzia e l’ imigrazione. Si tratta di un’analisi basata essenzialmente sull’analogia dei comportamenti di due mondi diversi, ossia Africa e Europa Inoltre voglio fare una riflessione sulla contraddizione fra modernismo e tradizionalismo.

L’infanzia è il periodo che determina il futuro di ogni essere umano. Questa idea non è unanime, io però credo che sia il modo secondo il quale abbiamo trascorso l’infanzia che
Sia fondamentale nella costruzione del nostro carattere e in parte anche della nostra identità futura. L’infanzia è il momento in cui il bambino entra in contatto con l’ambiente esterno, la cultura del suo popolo , e acquisisce una moralità.
In Africa ci sono bambini che pagano dei prezzi troppo alti per la loro età. I genitori sono spesso assenti, irresponsabili, poveri, persi fra la tradizione e i suoi insegnamenti agli effetti del modernismo. Ci sono fanciulli che vengono maltrattati dai parenti da cui vanno a vivere. A volte, alcuni non vanno a scuola e si siedono per le strade ad ammirare i coetanei che vedono come fortunati. Personalmente sono stata molto fortunata perché mia madre voleva a casa sua dei figli istruiti e così abbiamo potuto studiare tutti
. I genitori in Africa sono disturbati dalle nuove tecnologie e il modernismo rispetto alla realtà socio-culturale e tradizionale dei diversi paesini di provenienza.
Da questo salta fuori un senso di perdita dell’identità. I genitori si barcameno fra le acque dell, insegnamento tradizionale (molto vecchio malgrado alcuni suoi vantaggi)e il modernismo che vuole per esempio che i genitori facciano un numero di figli adeguato ai loro mezzi economici.
Oggi io mi sento al posto di quei genitori insieme ai bambini che diventando adulti fanno di tutto per risvegliare il loro passato cioè usufruire delle conseguenze positive e negative prodotti dal modo in cui hanno trascorso l’infanzia.
Se sono stati maltrattati, coccolati, orfani,affamati; si lanciano alla ricerca di una pace interiore per alleggerire le sofferenze.
Io da quando ho lasciato il mio paese vivo ormai perseguita dai ricordi, dalla nostalgia e ormai la mia vita è fatta di domande, di paura come se fossi nata ieri. Sono scissa e la mia mente è in dicotomia. Mi ritrovo persa fra le acque delle mie vecchie abitudini africane e quelle nuove da imparare e da adottare per forza. Sono sempre nei dubbi e nella ricerca di una pace interiore e di fronte a scelte molteplici.
Non potrei negare il fatto che forse sono negli stessi panni con i genitori africani sbilanciati tra costumi tradizioni e cultura occidentale.
Ia mia vita è ormai fatta di analogia. Insieme ci dobbiamo rapportare ai problemi che derivano dall’ acculturazione, dalla perdita di abitudini, dalla gestione dei ricordi e dalla ricerca di un senso.
Il nuovo senso della vita che dobbiamo scegliere.

Bologna,lì 1 Marzo 2006

Marli

Marli

E’ nata a Barra Bonita, provincia di SP(San Paolo) in Brasile- dove si è laureata in Comunicazione Sociale - Relazione Pubbliche e conseguito una specializzazione in Amministrazione e Marketing.

Apre gli occhi

Sente la stanchezza nelle ossa
Cerca le forze nel fondo della sua anima
Il corpo obbedisce alla saggezza della conduttrice
fa il suo mestiere
E lo fa bene,
Anche se la testa le scoppia
Per la moltitudine di preoccupazioni
Che fanno ormai parte della sua sua natura

I pensieri vanno ai figli, ai sogni
Ai genitori ormai bisognosi di cure
Ai desideri di uguaglianza, di rispetto, di comprensione
Ai desideri di donna e di un mondo più giusto

Disegna nella memoria (attraverso la sua infinità di doni)
Le strada ancora da percorrere nella giornata,
Il domani, l’anno prossimo, il futuro
che riguarda sia lei che chi le sta intorno.

I pensieri cambiano le facce
Ora Si rivolgono al passato di lotta
Alle tante donne, che tanti anni fa,
Sono state bruciate chiuse in una fabbrica in America
Sente il dolore della discriminazione e della disumanità

Nonostante la fatica dei tanti carichi
Non si lamenta e neanche perde la femminilità
E si arrende ai pensieri degli orgasmi che non ha avuto
Perché c’erano i figli, il lavoro, gli studi
Forse perché c’era un uomo indegno

Nella sua molteplicità di atteggiamenti
Torna alla realtà, apparentemente equilibrata (disseminata come parità )
Ma che in fondo è superficiale
Allora riflette su tutto quello
Che dovrà ancora fare, disfare e rifare
Per trovare il suo vero posto nel mondo.

E nella sua ansia di conquiste
Certamente riuscirà
Perché è forte e creativa
Perché è intuitiva
Perché è donna.

Shongul

Songul
Songul nata in Iraq- rifugiata politica in Italia –
laureata in ingegneria-- madre di tre figli


( anche la sua poesia - benchè tradotta perda di musicalità e senso originario - dà voce ai sentimenti d'amore e malinconia, in tutto simili a quanto di più ella ama: la propria terra e la propria famiglia )


La patria perduta

E’ inutile continuare una ricerca affannosa
Non è neppure chiaro dove cercare
Cercare una cosa preziosa è estenuante
Rimbalza come un continuo borbottio nel mio corpo
Ma è tanto preziosa per essermi stremata nella ricerca?
E’ un tesoro così grande per avere messo tutto sotto sopra in poco tempo?
E’ così preziosa che al solo pensiero mi sciolgo in lacrime e rimango priva di parole
La cerco ancora , ma tra me e lei la distanza è infinita
La ricerca è affannosa come costruire un puzzle
Perché io cerco una cosa che non ha prezzo e che non si trova in nessun mercato
So bene che cosa ho perduto: una patria che non somiglierà mai ad un’altra patria


Amore bugiardo

La bugia non è mia
Ho paura di pronunciare il tuo nome
Non sogno di incontrarti
Se non alla fine dei tempi
Al tempo della giustizia

Hai posseduto tutto il mio cuore
Mi hai sottomesso, e dio mi ha creato libero
Hai segregato la mia mente con le catene dell’amore
Mi sono inginocchiato davanti a te
Ti ho trovata amica,
ti ho trovata parte di me, luogo dal quale provengo e sono al mondo

Non ti arrendere a ciò che dicono, e lasciali dire
Perché l’amore ci ha uniti nella sua gloria

Chi, Chi è colui che potrà farci arretrare…?
Lasciali dire che L’amore è bugiardo…


Cuore ferito

I luoghi da te abbandonati…li ha riempiti la ferita del cuore!
I fantasmi dei ricordi vi vagano dentro!
Le parole sono impotenti, mute - Capisco solo che non mi bastano…..
Le parole …sono finite…pietre!!
Lentamente.. la vita.. cala il suo velo nero davanti ai miei occhi!
Le palpebre… si riempiono di lacrime!
Una palla di fuoco - precipita nel mio cuore, Bruciando .. in ogni direzione !
Fuggo … per le strade
Ora è il lato oscuro della vita che mi guida:
Scoppio d’ira
Grido
Mi stanco!
Sfinita, pronuncio il tuo nome nella notte e nel giorno
Ovunque mi volgo, vedo le mie tristezze:
non trovano via di fuga
E la ferita nel cuore….rimane!!!!

Al mio amore

Salàm , un saluto pieno di pace che ti protegga
Salàm , un saluto rivolto a te dal mio sguardo che ti vede in ogni luogo
Salàm , un saluto dai miei padiglioni auricolari che vogliono sempre udire la tua voce
Salàm , un saluto dal mio cuore che ansima per te
Salàm ,un saluto da un fiore perché anche esso vuole sentire il tuo odore
Salàm , un saluto dal sole che tu illumini con la tua luce
Salàm, un saluto dalla luna che dall’alto vede il tuo splendore
Salàm, un saluto dalla mia terra dalle fiamme sempre accese
alimentate dal mio amore dalle mie parole e dalla mia poesia
Salàm , un saluto dalla tua amante che nella lunga attesa ha perduto la vista e la salute
e ti cerca come balsamo per i suoi occhi e nutrimento per la sua anima


L'attesa

Ho un forte desiderio di rivederti
i miei occhi sono rivolti continuamente verso l’uscio di casa ma ancora non ho perduto la calma
attendo di sentire , da un momento all’altro, il suono della tua voce e il rumore dei tuoi passi

L’attesa mi confonde ma la speranza di rivederti è incrollabile
L’attesa mi disgrega ma non mi abbatte
L’attesa mi annienta ma sono piena di vitalità
L’attesa mi distrugge ma sono integra

Ma a chi è rivolta la mia attesa e chi attende me?

Sei arrivato : la quiete improvvisa di tutto tranne del mio amore
Oggi siamo insieme e domani?
Oggi siamo felici e domani ?
Le nostre vite torneranno a dividersi e rimarrà soltanto il ricordo delle parole, delle carezze, dei baci…
Ma a cosa servono i ricordi senza il battito del cuore ?

Fathia

NTERVENTO ALLA FESTA DELL’UNITA’ DEI POPOLI A CASALECCHIO DI RENO - BOLOGNA letto da Alessandra - socia e ufficio stampa di Annassim

domenica 02-07-06

Facciamo parte dell’associazione "Annassim": donne native e migranti delle due sponde del Mediterraneo, che ha come obiettivi la non esclusione sociale delle donne immigrate e la ricerca delle comuni origini per creare una situazione favorevole alla convivenza pacifica , nel riconoscimento e nel rispetto delle diverse identità e culture
Ringraziamo gli organizzatori di questa festa” dell’unità dei popoli “ per averci invitate.
Nella nostra associazione molte sono le donne arabe: marocchine tunisine egiziane palestinesi ed è proprio alla sfortunata terra di queste ultime sorelle, che vogliamo dedicare questo nostro intervento .

In questi ultimi giorni la situazione in Palestina si è molto aggravata
Una situazione da anni drammatica per circa un milione e mezzo di persone, adesso sempre più costrette a vivere senza acqua luce e generi di prima necessità .

Chiuso ermeticamente dalla presenza dei carri armati, strade e ponti distrutti, il ghetto di Gaza è costretto alla fame, alla sete, alla paura e al buio.
Una catastrofe umanitaria come è stata definita dalle Nazioni Unite, che si sta consumando nell’indifferenza della comunità internazionale e nella cattiva informazione dei mass-media.

Tutta l’attenzione è concentrata sul soldato israeliano PRIGIONIERO DEI PALESTINESI e non si parla del presidente Abu Mazen e il governo di Hamas che hanno preso le distanze da questo sequestro, chiesto la liberazione del soldato e ordinato alle forze dell'ordine di liberarlo .

Israele ha risposto con il sequestro di un intero popolo, l'arresto di membri del governo e del parlamento il lancio di missili su Gaza, mettendo in ridicolo le istituzioni palestinesi che faticosamente cercavano di recuperare credibiltà dopo la morte di Arafat e sta tentando il genocidio di un popolo .

Noi donne native e migranti di ANNASSIM Siamo addolorate che tale catastrofe si stia consumando senza LA GIUSTA, COSTRUTTIVA presa di posizione della comunità internazionale.
Anche in Italia, l’attenzione politica e dei mezzi di informazione è estremamente debole
facciamo appello pertanto al governo italiano, a tutti i movimenti pacifisti, alla comunità internazionale perché si avviino iniziative concrete di pace in quella terra martoriata, nel riconoscimento dell’esistenza di due stati-due popoli.

Fatiha, Presidente della nostra associazione, leggerà ora dei suoi versi prima in lingua araba e poi in italiano, come auspicio per una PALESTINA LIBERA

Fatiha Morchid

40 anni, nata a Casablanca – dove ha conseguito la laurea in legge-
da otto anni vive in Italia con il marito e due bambini. FONDATRICE E PRESIDENTE DELL’ASS.NE ANNASSIM: DONNE NATIVE E MIGRANTI DELLE DUE SPONDE DEL MEDITERRANEO


Palestina prigioniera

Mi hanno chiesto il mio nome
Ho risposto – PALESTINA PRIGIONIERA
Mi hanno chiesto :- qual è la tua colpa ?
Ho risposto – pretendere la dignità della terra perduta
Mi hanno chiesto- come è il tuo carcere?
Ho risposto – una gabbia di ferro
Mi hanno chiesto- chi sono i tuoi aguzzini?
Ho risposto- gente crudele anche con la natura e gli animali
Mi hanno chiesto – quale il tuo sentimento ?
Ho risposto- che altro oltre il mio profondo dolore ?
Mi hanno chiesto – quali i tuoi desideri?
Ho risposto – essere libera
Mi hanno chiesto – qual è la tua data di nascita ?
Ho risposto-nascerò quando sarò libera dalle catene
Mi hanno ri-chiesto – qual è la tua data di nascita ?
Ho risposto – nascerò quando tutto il mio corpo sarà libero dalle catene